Allarme carne rossa: per l’OMS fa male, per gli oncologi basta non esagerare

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Uno degli argomenti più discussi in settimana è stato l’allarme lanciato dall’OMS sulla carne rossa e i rischi per la nostra salute. Molte persone sono convinte che si tratti di una congiura architettata dal popolo …

Uno degli argomenti più discussi in settimana è stato l’allarme lanciato dall’OMS sulla carne rossa e i rischi per la nostra salute. Molte persone sono convinte che si tratti di una congiura architettata dal popolo dei vegetariani e dei vegani, però se ci pensate bene, dietro questo annuncio non si nasconde nessuna novità. I rischi dell’assunzione della carne rossa sono ben noti a tutti da tempo. Una pubblicità di salumi di qualche anno fa, aveva come slogan una simpatica canzoncina: «Non hanno mai fatto male due fette di salame…». Ed è proprio questo il punto, la quantità! Nessuno si è soffermato a leggere la prima parte del documento dell’OMS che è stata resa nota, perché tra le righe è indicato chiaramente si parla di “fattore di rischio”, dunque bisogna rivedere le porzioni e prestare attenzione ai processi di trasformazione della carne rossa come salatura, affumicatura, essiccazione e utilizzo di conservanti chimici dannosi per la nostra salute.

Gli studi sul cancro

L’AIRC e l’OMS hanno cercato di studiare con attenzione quali sono i meccanismi che fanno insorgere il cancro. Le conclusioni del primo studio che è durato 20 anni hanno portato gli esperti ad inserire la carne rossa e quelle trasformate nel primo gruppo delle sostanze che causano il cancro, insieme alle sigarette e all’amianto (per intenderci). La carne rossa non lavorata invece si trova nel gruppo 2A, ed è considerata “probabilmente” cancerogena. Gli effetti della disinformazione sono stati devastanti e i produttori di carne rossa in pochi giorni hanno dovuto fare i conti con delle enormi perdite (alcuni macellai parlano dell’80%). Questa ricerca dell’OMS in teoria premia il Made in Italy e bacchetta l’America, patria degli hamburger e del bacon. Non a caso qualche giorno dopo la pubblicazione dello studio, un biologo ha accusato il pesto genovese, sostenendo che a causa dei pinoli (ingrediente principale) si stanno disboscando delle intere foreste in Siberia e molti animali che si nutrono solo di questi semi sono a rischio estinzione. Il biologo ha proposto una ricetta alternativa con mandorle, noci o pistacchi. Gli chef genovesi e il presidio Slow Food del pesto genovese hanno risposto che in Italia si raccolgono pinoli da 2000 anni e non si sono verificati squilibri nell’ecosistema, dicendo chiaramente che: il pesto genovese senza pinoli non è pesto!

Chiudiamo questa breve parentesi e continuiamo a parlare della carne rossa perché il dibattito che si è aperto è molto interessante. I ricercatori hanno stabilito che bastano 50 grammi al giorno di salumi e insaccati per aumentare del 18% le probabilità di sviluppare cancro al colon-retto, alla prostata e al pancreas, rilanciando ancora una volta l’importanza di seguire una dieta ricca di cereali, legumi, ortaggi e frutta come la dieta mediterranea. A questo punto potrebbe aprirsi un altro dibattito interessante: e i pesticidi con cui vengono trattati frutta e verdura non sono cancerogeni per l’uomo? Un macellaio italiano ha affisso alla vetrina della sua attività una serie di cartelli con tutti i rischi derivati dall’assunzione di alimenti contaminati come il pesce con mercurio, giusto per fare un esempio.

La piramide alimentare

La nuova piramide alimentare prevede due porzioni di carne bianca a settimana e due di carne rossa per un massimo di 100 grammi a porzione. Per quanto riguarda i salumi invece è necessario non superare 1 porzione da 80 grammi a settimana. È molto importante prestare attenzione ai metodi di cottura della carne rossa ed evitare la combustione che causa lo sviluppo di benzopirene e idrocarburi policiclici aromatici che la rendono cancerogena. Nonostante il clamore mediatico, si è scoperto che in Italia il consumo di carne rossa non è elevato anzi i valori si attestano intorno al 56%. Umberto Veronesi ha dichiarato che assunta in minime dosi, ci aiuta a vivere più a lungo e l’OMS ha diffuso dei dati noti da tempo, che ora hanno valore scientifico. A rendere la carne rossa potenzialmente cancerogena sono le sostanze nocive che vengono introdotte nei mangimi degli animali che attraversano il tessuto adiposo e finiscono direttamente nel nostro piatto e di conseguenza anche nel nostro corpo. Quando si mangia carne lavorata a queste sostanze vengono aggiunte quelle utilizzate per la conservazione e per il trattamento con effetti ancora più disastrosi per la nostra salute.

Il parere di Veronesi

Nella nostra cultura la carne rossa viene considerata indispensabile per la salute dei bambini e degli anziani ma Veronesi sostiene che alcuni studi hanno accertato che i bambini che seguono una dieta vegetariana sin dalla tenera età hanno difese immunitarie più forti. Ovviamente è sconsigliato il piano alimentare “fai da te” realizzato con i consigli presi dal web e i casi di cronaca ne confermano i pericoli. Anche per Veronesi la dieta mediterranea è perfetta per mantenersi in salute, frutta, verdura e cereali sono ricchi di tutti quegli elementi che aiutano i bambini a svilupparsi e gli anziani ad avere meno problemi. Inoltre ricordiamo che essere vegetariani o vegani non è una “moda” ma uno stile di vita etico nel rispetto degli animali.

Tuttavia, l’oncologo sottolinea il fatto che ridurre le porzioni di carne rossa non ci tiene al riparo dal rischio del cancro, perché il male del secolo si sviluppa a partire da un danno nel nostro Dna causato da vari agenti esterni ed è singolare. Ecco perché alcune persone pur essendo esposte agli stessi agenti cancerogeni non si ammalano. La carne rossa è stata inserita nello stesso gruppo di pericolosità delle sigarette, però per stabilire quanti fumatori si ammalavano è stato più semplice, anche se ci sono voluti 40 anni prima di arrivare ad avere delle certezze. Il tumore al colon non è causato solo dall’assunzione di carne rossa e le privazioni “imposte” non portano buoni risultati.

Il ministro della Salute ha avuto una reazione del tutto diversa affermando di non creare allarmismi inesistenti anche perché quanto pubblicato sulla rivista scientifica “The Lancet Oncology” è solo il riassunto dello studio completo che arriverà intorno alla metà del prossimo anno. Nel frattempo possiamo riscoprire il piacere di mangiare sano e mangiare italiano che è una rima che calza a pennello. Conoscendo la filiera completa aumenta la consapevolezza dei consumatori spesso disposti a spendere qualche euro in meno.

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