I polifosfati rendono i formaggi molto più cremosi e aiutano a rendere il pesce e la carne conservata compatti, ma qual è il prezzo da pagare in termini di salute per avere cibi “perfetti”? In questo articolo vi daremo tutte le informazioni su questi composti sintetici aggiunti agli alimenti.

Ripetiamo spesso che “siamo quello che mangiamo” nelle nostre guide alimentari e oggi ne siamo sempre più convinti. Prima di approfondire l’argomento è importante fare una prima distinzione tra polifosfati e fosfati. Questi ultimi sono presenti negli alimenti in maniera naturale e il nostro intestino ne assorbe una quantità pari al 40-60%. La percentuale purtroppo aumenta nel caso dei polifosfati e raggiunge l’80% con conseguenze più o meno gravi per il nostro organismo.
Dove si trovano i polifosfati
I polifosfati sono nascosti nei cibi che consumiamo tutti i giorni, l’industria alimentare ne fa un uso talvolta spropositato per questioni di tipo economico e perché consentono di mantenere intatto lo stato chimico-fisico dei prodotti.
Spesso quando andiamo al supermercato accanto a noi c’è il cliente “salutista” che chiede al salumiere di affettargli 100 grammi di prosciutto senza polifosfati e lo guardiamo con aria di sufficienza, oppure può capitare di fermarsi al banco frigo e di imbattersi nei cartelli ci sono delle indicazioni sui cibi privi di additivi, messi in disparte, quasi come se fossero “colpevoli”. Forse è vero, sono “colpevoli” di “troppa” salute”!
Considerazioni divertenti a parte, però, diventare consumatori consapevoli e sapere i polifosfati in quali alimenti si trovano per non rischiare di diventare patologici.
I polifosfati si trovano nelle sottilette e nei formaggini e li rendono facilmente spalmabili, ma dovete sapere che anche le gomme da masticare, le bevande gassate, le merendine e i prodotti dolciari confezionati, le salse e le zuppe pronte, nei contengono in abbondanza.
Se vi state chiedendo perché l’industria alimentare ne fa un largo utilizzo visto che non sono salutari, la risposta è tutta nella loro azione. I polifosfati infatti trattengono l’acqua e consentono agli alimenti di mantenere il giusto grado di idratazione, ecco perché sembrano più appetibili e “freschi”.
Purtroppo manca una legislazione chiara ed efficace e l’EFSA non si è ancora espressa sulla sicurezza di questi additivi alimentari. Forse nei prossimi anni si scatenerà una vera e propria caccia ai polifosfati così come è successo di recente con l’olio di palma e la carne rossa.
Cosa dice l’EFSA
Nel 2012 su una pubblicazione scientifica sono stati riportati i risultati di una ricerca tedesca sui polifosfati.
Secondo gli esperti vi era un’associazione tra il consumo eccessivo di alimenti contenenti polifosfati e il rischio di sviluppare malattie a carico dell’apparato cardiovascolare.
L’autorità europea per la sicurezza alimentare ha analizzato lo studio e ha rilevato che vi sono molti limiti. I polifosfati sono nocivi? Non è ancora possibile trarre delle conclusioni definitive sul reale tasso di nocività degli additivi.
L’EFSA è stata chiamata a dare un parere entro il prossimo 31 dicembre 2018 così come stabilito nel regolamento EU num. 257/2010. Questo documento ha segnato la prima svolta per la valutazione degli additivi che erano stati autorizzati prima del 20 gennaio del 2009.
Polifosfati: rischi principali
I polifosfati possono diminuire la disponibilità di alcuni minerali tra cui il calcio e il ferro. I rischi principali riguardano la calcificazione dell’apparato scheletrico nei bambini, mentre gli adulti sono soggetti ad osteoporosi e anemia.
La dott.ssa Maria Irene Ambrosini, che ha curato l’approfondimento sulla rivista Più Sani Più Belli (fonte del nostro articolo), ha spiegato che la categoria più a rischio, dopo i bambini, sono proprio gli anziani. Anche le donne in gravidanza e in allattamento devono fare attenzione a seguire una dieta priva di polifosfati.
Tuttavia c’è un paradosso che deve far riflettere, i prodotti per bambini sono tra i più ricchi di questi additivi alimentari, nonostante gli slogan pubblicitari rassicurano le mamme circa la presenza del calcio, fondamentale per la crescita.
Purtroppo, come è facile intuire, mangiando questi cibi si assume meno calcio di quanto ne occorre per lo sviluppo dell’apparato muscolo-scheletrico.
Attenti all’etichetta
Per diventare dei consumatori consapevoli dobbiamo imparare a leggere bene l’etichetta dei prodotti. Prima però dobbiamo sfatare un mito, i cibi senza polifosfati non hanno problemi di conservazione. Vi sono anche delle alternative naturali come l’acido lattico, il suo gusto è meno forte ed è approvato dalla FDA (Food and Drug Administration). Nei bambini può causare qualche problema perché l’apparato digerente non è ancora “maturo” ma sugli adulti non sono stati riscontrati effetti collaterali.
Ed ora vi spieghiamo come leggere l’etichetta per riconoscere i polifosfati. Le sigle con le quali vengono identificati sono le seguenti: E 450, E 451, E 452.
La sigla E 450 indica i “difosfati e pirofosfati”, mentre E 451 si riferisce al “trifosfato pentasodico” o “pentapotassico”. Questi composti sono ottenuti chimicamente sfruttando dei fosfati di sodio, calcio e potassio. Si tratta di additivi che correggono l’acidità dei cibi, li stabilizzano, oppure li emulsionano.
I cibi ricchi di polifosfati E 450 ed E 451 sono insaccati, formaggi fusi, carne in scatola, carni già pronte e impanate, prodotti dolciari, latte in polvere, latte concentrato, preparati per dolci e budini, farina di patate.
Alla sigla E 452 sono associati i “polifosfati di sodio e di potassio” che si trovano negli insaccati cotti come il prosciutto e la spalla. Inoltre sono contenuti nella carne in scatola, nei preparati per dolci e budini, e ancora nel latte (sia concentrato che in polvere), nella farina di patate e in tutti gli impanati.
I cibi con E 452 sono morbidi e succosi ma, come specificato prima, quando li assumiamo sottraggono calcio, dunque donne incinta e in allattamento e i bambini devono evitarli. Questo non significa che ci si deve privare di questi alimenti, una fetta di prosciutto cotto senza polifosfati è più opaca e si sbriciola, ma è molto più sana.