Acquacoltura: cos’è, significato, differenza intensiva ed estensiva e fake news

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Le ricette a base di pesce possono porre diversi interrogativi intorno al pesce allevato in termini di sostenibilità e salute. Scopriamo che cos’è l’acquacoltura e tutto quello che c’è da sapere! La prima cosa da …

Le ricette a base di pesce possono porre diversi interrogativi intorno al pesce allevato in termini di sostenibilità e salute. Scopriamo che cos’è l’acquacoltura e tutto quello che c’è da sapere!

La prima cosa da sapere intorno all’acquacoltura è cos’è e in cosa consiste questo insieme di attività che punta a produrre organismi d’acqua in modo controllato.

Cosa prevede l’acquacoltura? È la coltivazione di crostacei, molluschi, pesci e alghe in acqua dolce, acqua salata o acqua salmastra di stagni, fiumi, mari o bacini realizzati artificialmente.

Nel tempo l’acquacoltura ha assunto un significato più importante rispetto alla semplice alternativa alla pesca libera. È un metodo in grado di sopperire allo sfollamento progressivo degli organismi acquativi.

Quali sono i vantaggi dell’acquacoltura?

L’acquacoltura riserva numerosi vantaggi sia per l’uomo che per la fauna acquatica: da un lato promuove la reperibilità di alcuni prodotti tutto l’anno mentre dall’altro lato riduce l’impatto della pesca tradizionale.

Tipi di acquacoltura per intervento umano

Il viaggio nel mondo dell’acquacoltura parte dalla distinzione di 3 tipologie diverse in relazione all’intervento dell’essere umano.

  • Acquacoltura estensiva – L’allevamento avviene su grande scala e fa affidamento su un’alimentazione naturale. L’intervento umano è relegato all’introduzione degli esemplari e al controllo dell’acqua.
  • Acquacoltura intensivaQuando l’acquacoltura viene definita intensiva? Quando l’allevamento in gabbie o vasche viene gestito completamente dall’uomo, dall’introduzione degli esemplari all’alimentazione.
  • Acquacoltura semi-intensiva – È un tipo di acquacoltura a metà strada tra l’estensiva e l’intensiva: l’intervento umano punta a favorire l’ecosistema naturale.

Tipi di acquacoltura per specie allevata

Proprio come l’acquacoltura di piante (es. orchidea in acquicoltura) è possibile distinguere i diversi tipi di allevamento in base ala specie di riferimento.

  • Itticoltura – È chiamato anche piscicoltura e altro non è che l’allevamento di pesci (es. orate e spigole in acqua salata e trote in acqua dolce).
  • Molluschicoltura – Questo tipo di allevamento è incentrato sui molluschi bivalvi come le cozze, le ostriche o le vongole in zone lagunari o marine.
  • Crostaceicoltura – La crostaceicoltura pone al centro dell’allevamento i crostacei e in particolare i mazzancolle.
  • Alghicoltura – Come è facile intuire, l’alghicoltura prevede la coltivazione di alghe marine (complice l’uso più frequente in cucina).

In questo senso è bene conoscere gli ambienti utilizzati dall’acquacoltura per capire qual è la più sostenibile tra le forme appena descritte (che per inciso è quella dei molluschi).

L’allevamento in acque interne in cui si sviluppa l’acquicoltura intensiva è concentrato su vasche e bacini artificiali che possono essere a flusso continuo se alimentati da acqua di fiume a monte o a riciclo se alimentati da bacini.

È possibile avere un’acquacoltura estensiva in acque di transizione, cioè salmastre perché caratterizzate da acqua dolce del fiume e acqua salata del mare. Un esempio? La laguna.

Esiste anche l’acquacoltura intensiva in acque di mare realizzate con bacini su terraferma per i molluschi e gabbie sui fondali per i pesci.

Che differenza c’è tra la pesca di cattura e l’acquacoltura?

Che differenza c’è tra la pesca di cattura e l’acquacoltura? Diciamo che la prima prevede la cattura o l’allevamento di pesce mentre la seconda riesce a coinvolgere più aspetti dell’ecosistema marino.

L’acquacoltura in Italia

L’acquacoltura in Italia ha saputo convogliare sostenibilità, sicurezza e prodotti con ottime qualità nutrizionali.

Tra le forme di acquacoltura italiana più importanti spicca quella della molluschicoltura, considerando che il Bel Paese è il principale produttore di vongole veraci della Comunità Europea.

Acquacoltura e igiene delle produzioni ittiche

Le politiche dedicate all’acquacoltura ha posto in evidenza la sostenibilità ambientale, l’innovazione e la trasparenza in tema di igiene delle produzioni allo scopo di mantenere alti standard qualitativi.

L’acquacoltura rappresenta una soluzione allo sfruttamento eccessivo della pesca di cattura e allo stesso tempo soddisfa le esigenze della domanda. Inoltre protegge l’ecosistema, il paesaggio e l’ambiente.

Per ottenere questo risultato diventa necessario sfruttare qualunque tecnologia produttiva all’avanguardia nel settore.

In ultimo, la comunicazione trasparente tra produttori e consumatori permette di conoscere meglio questo settore, superare lo scetticismo e impedire la diffusione di fake news.

Fake news sull’acquacoltura

L’acquacoltura è finita al centro di una serie di fake news riguardanti la mancata sostenibilità, l’uso di antibiotici nell’allevamento e quindi l’impatto di tali prodotti sulla Salute Umana.

Tra le notizie false più rilevanti c’è quella che punta il dito contro il suo effetto rovinoso sull’ecosistema. Perché? Produrrebbe meno rispetto a quanto utilizza per nutrire i pesci. In realtà per produrre 1 Kg di pesce allevato  serve una quantità inferiore di pesce-mangime.

I detrattori fanno leva l’uso di mangime moderno per la nutrizione dei pesci: in realtà vengono usati gli scarti della macellazione e della pescicoltura o farine prodotte a partire da insetti (preservando l’identikit della nutrizione che i pesci avrebbero in natura).

Un’altra notizia falsa pone l’attenzione sull’uso di antibiotici per l’allevamento del salmone norvegese (quello più esportato nel mondo). In verità gli alti volumi di domanda non inficiano la qualità produttiva, considerando anche i controlli da parte delle autorità competenti.

È vero che il pesce allevato viene venduto per pesce pescato? I casi noti sono davvero pochissimi e comunque rintracciati dalle Forze dell’Ordine.

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