Deriva direttamente dalla dominazione araba in Sicilia, oppure sono stati i pendolari del trapanese, in epoca più recente, cioè i lavoratori o i pescatori siciliani nella vicinissima Tunisia, ad insegnarlo? Si puàrispondere tranquillamente: tutt’e due. Ma una cosa è certa: il cous cous del trapanese (Trapani, Erice, Marsala), a base di pesce e che ignora completamente il montone, è cosa diversa da quello algerino, tunisino o marocchino, pur partendo entrambi dalla stessa ricetta base della semola incocciata in minutissima pallina della mafaradda, un grande piatto di terraglia popolare a pareti svasate. Cous Cous parola araba che significa: tritato in pezzi piccoli.Ed in effetti la semola versata a poco a poco nella mafaradda, sotto l’azione rotatoria delle dita bagnate nell’acqua salata, si rapprende in minutissime palline grandi quanto una capocchia di spillo. Quando tutta la semola granulata è stata girata nella mafarrada si lascia asciugare il cous cous sopra una bianca tovaglia. .(è un apposito contenitore di terracotta verniciata a pareti ricurve e fondo piatto, in cui vengono legati i granelli di semola) e la cuscusiera, ovvero la “pignatta di cùscu-su” (che è una specie di tegame di terracotta verniciata con tanti fori).
Ovviamente noi utilizzeremo il cous cous precotto,che potete trovare in tutti i supermercati.Vediamo come fare:
Ingredienti per 4 persone:
250 grammi di cous cous
500 grammi di pesce pulito
400 di pomodori
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
uno spicchio d’aglio
un pizzico di cumino
un pizzico di paprika
250 grammi di brodo vegetale
Iniziamo riscaldando l’olio e l’aglio in una padella capiente, aggiungiamo il pomodoro e dopo 7-8 minuti il pesce a tocchetti.Uniamo un pizzico di cumino e un pizzico di paprika e il sugo è pronto.
aggiungere al sugo il brodo vegetale appena inizia a bollire uniamo il cous cous mescoliamo bene il tutto,spegniamo il fuoco,mettiamo il coperchio e lo lasciamo riposare.
Passati 8/10 minuti sbraniamo il cous cous e lo serviamo caldo o freddo come più vi piace.
