Il sospetto imperversava già da qualche tempo e un gruppo di ricercatori è riuscito a dare certezza al tema: gli imballaggi alimentari contengono sostanze chimiche che posso danneggiare la salute. Secondo lo studio pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health, i prodotti chimici presenti nelle confezioni degli alimenti potrebbero trasferirsi al cibo stesso.

Il problema ha sensibilizzato Altroconsumo a tal punto da chiedere la collaborazione di altre quattro associazioni indipendenti europee quali Danish consumer council (Danimarca), Deco (Portogallo), Ocu (Spagna) e Test-Achats (Belgio) per testare in laboratorio gli imballaggi alimentari usati per pizzerie e fast food.
Le analisi condotte su imballaggi per hamburger, patatine fritte, panini imbustati e cartoni della pizza hanno evidenziato che la presenza di Pfas in vari contenitori alimentari. Si tratta di una sostanza fluorurate usata per rendere l’imballaggio impermeabile al grasso e all’acqua degli alimenti.
Ebbene su 65 campioni di imballaggi alimentari di varia provenienza (13 italiani) è stato riscontrata una presenza massiccia di composti fluorurati: 63 campioni su 65 presentano un valore superiore di tali sostanze rispetto al limite raccomandato per la sicurezza alimentare e la tutela della salute dei consumatori.
Ovviamente per ridurre il problema della contaminazione è necessario approfondire gli studi relativi ai possibili migranti e approfondire argomenti come tossicologia, metodologie analitiche e modelli predittivi per rispettare le norme di legge e garantire sicurezza.
Principali categorie dei potenziali migranti
Ma quali sono i potenziali migranti? Per qualsiasi materiale d’imballaggio si possono evidenziare tre fondamentali categorie di sostante migranti ovvero gli additivi, i residui e i prodotti di neo formazione.
Negli ultimi anni, i plastificanti hanno riscosso molto interesse perché molto più igienici, ma se il butil stearato, l’acetiltributil citrato, gli alchil sebacati e gli adipati si presentano come plastificanti a bassa tossicità comunemente utilizzati, gli ftalati vengono considerati potenzialmente carcinogeni ed estrogenici.
Si può dire che gli stabilizzanti della luce e gli antiossidanti sono additivi impiegati per ridurre gli effetti dell’invecchiamento degli imballaggi alimentari: antiossidanti sintetici come il terz-butil-idrossianisolo (BHT) riconosciuti non tossici e i fosfiti arilsostituiti considerati tossici.
Gli imballaggi alimentari che contengono monomeri e oligomeri potrebbero migrare nel cibo a causa di una reazione incompleta e inappropriate condizioni. È per questo che le norme igieniche limitano il contenuto di monomeri residui nei materiali dei contenitori alimentari perché sono sostanze reattive riguardo agli organismi viventi.